Cara Crissy,
ho trovato qualcuno che riguardo alla tecnologia la pensa esattamente come te, un altro sognatore, un altro artista nato sotto il segno dei pesci che per scelta non è mai passato all'era del digitale.
Nel suo caso parliamo di Fotografia, quella con la effe maiuscola, quella che necessita di pellicola e camera oscura, quella degli Avedon, dei Ritts, dei Watson, dei Weber, per intenderci.
L'ho invitato a esporre alla Stiletto Gallery of Modern Art le sue Eye Chronicles II, cronache del non-digitale, 26 fotografie di moda e luoghi non convenzionali nei quali lui la moda l'ha spesso ambientata.
Un appuntamento da non perdere, da sabato 19 febbraio.
Dimenticavo, lui è Ettore Moni.
Ettore Moni, classe 1967, ha una particolare visione di quello che l'arte deve essere.
Moni è un indipendente nel profondo dell'anima, la sua arte non dipende infatti da mode, da vuoti ragionamenti commerciali, da compromessi.
Dalle foto di nudo, ai ritratti, alla moda, al fetish, ai paesaggi, al tributo a New York, città nella quale ha a lungo vissuto, il percorso di Ettore Moni è una strada che porta alla realtà cruda, senza abbellimenti, senza teatralità, senza finzione.
Questa visione di ciò che è il mondo reale permette all'artista di affrontare con coerenza tematiche spesso opposte poiché non vi è differenza di percezione tra ciò che l'occhio di Moni vede in un teatro vuoto, in un corpo con tatuaggi o scarnificazioni, in un braccio di fiume o in una strada deserta di East Harlem: sono frammenti di vita cruda, viva, pulsante.
Ettore Moni è stato pubblicato da D di Repubblica, Anna, Kult, Sport&Street, Sportswear International, Pig.
Ha esposto in due mostre personali a Parma e in collettive a Modena e Piacenza.
Vive nelle campagne di Parma in una vecchia casa colonica nella quale i libri di fotografia e letteratura sono l'arredo più importante.